Questione di etichetta

Leggere e capire le etichette del vino

 

Noi italiani sappiamo sempre come farci distinguere. L’Italian Style nel mondo è sinonimo di design, eleganza, ricercatezza, qualità, ricerca ed innovazione. 

Lo è sicuramente quando si parla di moda, ma anche di food in senso lato e, sempre di più, anche nel vino: metti a confronto l’etichetta di una bottiglia italiana con una francese o tedesca e la differenza è lampante.

 

L’etichetta dei vini italiani è uno strumento di comunicazione a tutti gli effetti ed anche un modo per raccontare qualcosa a chi tiene in mano la bottiglia: le proprie idee in fatto di arte, di valori familiari, di storia aziendale, di gusto personale. 

Ogni dettaglio viene utilizzato per far passare un messaggio di unicità: forme e colori, font, orientamenti particolari del testo e chi più fantasia ha, più ne metta!

Francia e Germania, diciamoci la verità, hanno una tendenza molto più basica da questo punto di vista: etichette tutte bianche, rettangolari o al massimo quadrate, tutte con lo stesso stile informativo e chiaro, al limite differenziate dalla tipologia di scritta o da un disegnino dello Château più caratterizzante. 

Per me, l’etichetta è un modo per raccontare qualcosa in più di noi: parte integrante della nostra storia, ognuna racconta mio papà e la sua passione per l’arte, me e la mia voglia di colore. 

I colori e le loro sfumature fanno parte della nostra vita di tutti i giorni e ci trasmettono sensazioni ed emozioni diverse a seconda della loro intensità. Per me il colore è energia, infonde piacere, serenità e gioia.

Quando ho pensato alle etichette della Winecolors Collection, subito mi è venuta in mente la tecnica degli acquerelli, nella quale i colori si fondono, come in una danza. 

Ricordo quando è nata l’etichetta dell’Evelyn, il nostro Verdicchio orange.

Una mattina io e papà eravamo affacciati sul vigneto, eravamo pronti per imbottigliare e discutevamo sull’immagine che lo avrebbe presentato e rappresentato. 

“Dovremmo raccontare questo”, gli dissi. “Le vigne, la terra, il verdicchio…guarda che colori! Che bello sarebbe se le persone guardando l’etichetta potessero vedere esattamente questo!". 

Dopo qualche giorno papà arrivò con un cartoncino tra le mani, mi disse di aver dipinto un acquerello.

Ricordo la leggerezza dei colori che si intrecciavano sulla carta. Come nella terra il verde incontrava il marrone, il giallo virava in ocra per poi trasformarsi in verde oliva. E ancora, la terra si tuffava nell’azzurro e anche il cielo si prendeva la sua parte.

Tutte le sfumature delle nostre vigne erano lì, in quel piccolo cartoncino, in quel dipinto che per me è diventato tanto prezioso.

Ricordo di aver disegnato l’etichetta in un attimo, ispirata dall’arte di mio papà: nella versione finale, ci siamo entrambi, c’è la nostra vigna e c’è quella parte poetica che contraddistingue la nostra filosofia produttiva, essere artigiani del vino.

 

La retroetichetta o etichetta di legge

 

Stile e grafica non dovrebbero però essere gli unici motivi a spingere l’acquisto, perché non è scontato, purtroppo, che dietro una bella etichetta si nasconda anche un buon vino. 

È importante verificare che la retro-etichetta o etichetta di legge contenga una serie di informazioni necessarie per permettere un acquisto consapevole. 

 

Parliamo di retro-etichetta perché di solito è nella parte posteriore della bottiglia che viene apposta una seconda etichetta, riservata alle informazioni richieste per legge, quelle che devono tutelare il diritto del consumatore alla trasparenza e che devono comparire tutte insieme, tecnicamente “in un unico campo visivo”, come stabilito dalla norma.

È fondamentale che le due etichette siano coerenti e cioè che quanto scritto nel fronte della bottiglia non contraddica quanto compare nel retro e viceversa. 

La retro-etichetta deve essere in grado di rispondere a delle domande essenziali per guidare il consumatore nella sua scelta finale:

 

-  che uve sono state utilizzate per produrre questo vino?

-  qual è la denominazione di questo vino?

-  chi è il produttore?

-   in quale Paese viene prodotto?

-  produttore ed imbottigliatore sono gli stessi?

-  sono presenti allergeni?

-  che gradazione ha questo vino?

-  quando è stato imbottigliato?

-  quanto vino contiene la bottiglia?

 

Con questo non voglio dirti che sia necessario diventare un esperto della legislazione legata al vino, il mio è piuttosto un consiglio ad investire qualche minuto in più nella lettura dell’etichetta per capire che prodotto stai acquistando e soprattutto da chi: tra un produttore artigiano ed un semplice commerciante, c’è una enorme differenza, soprattutto dal punto di vista della qualità di ciò che andrai a bere!

 

L’etichetta per noi artigiani del vino è un ulteriore modo per costruire un rapporto di fiducia con il consumatore, un modo per comunicare il valore aggiunto di chi il vino lo fa in vigna, scrivendolo nero su bianco: è pensata per te e per aiutarti a fare una scelta che ti dia vera soddisfazione e piacere.

 

Nell’etichetta dei nostri vini ad esempio, reperirai facilmente tutte le indicazioni di cui ti ho parlato poco sopra:

Nell'etichetta sono facilmente individuabili:

 

Denominazione di vendita: per intenderci stiamo parlando delle sigle DOC (Denominazione di Origine Controllata), DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) e IGT (Indicazione Geografica Tipica). Sono sigle nate per garantire la qualità del patrimoni agroalimentare italiano e combattere le contraffazioni. Se, ad esempio, leggo in etichetta “Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico” significa che il vino che sto tenendo in mano è un Verdicchio proveniente dal territorio dei Castelli di Jesi, nella zona di produzione classica, e prodotto secondo un rigido disciplinare, scritto per garantire un vino di qualità. Per garantire ulteriormente la provenienza, da Settembre 2020 nella DOC del Verdicchio dei Castelli di Jesi, è obbligatorio l'utilizzo della fascetta di Stato su ogni bottiglia.

 

Imbottigliatore: i riferimenti all’imbottigliatore devono essere esplicitati in poche e semplici parole: nome, ragione sociale, Comune e stato membro.  

Attenzione però, quando leggi “imbottigliato da ICQRF…” seguito da un codice, devi sapere che dietro a questa bottiglia ci sono grandi commercianti che realizzano numeri immensi di bottiglie miscelando partite differenti. E’ meglio puntare sui prodotti che riportano: “Prodotto e imbottigliato da…” oppure “Imbottigliato all’origine da…”, ti danno la garanzia di bere un vino che è stato seguito, curato e realizzato interamente nella stessa azienda.

 

Annata: corrisponde all’anno di vendemmia dell’uva. E’ un dato molto importante in quanto ogni annata si differenzia da quelle precedenti a causa dell’andamento climatico ed è uno degli elementi che ci aiutano a capire che cosa ci possiamo aspettare dal vino che stiamo valutando. 

 

Allergeni: indicazione obbligatoria che riguardano la presenza di solfiti, di latte o prodotti a base di latte, uova e prodotti a base di uova. Gli allergeni devono essere indicati attraverso menzioni o simboli specifici, secondo il vademecum del 26 luglio 2017 elaborato dalle Politiche Agricole.

 

Grado alcolico: indica la quantità di alcol etilico presente in 100 ml di vino. Determinato dalla quantità di zucchero presente nell’uva, il grado alcolico viene espresso attraverso un numero seguito dalla percentuale e va necessariamente indicato in etichetta.

 

Lotto: è il numero che identifica un insieme di bottiglie confezionate in condizioni praticamente identiche. Si trova in etichetta preceduto dalla lettera “L” ed è un numero predefinito dall’imbottigliatore. Il numero di lotto può essere progressivo o contenere la data dell’imbottigliamento.

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